Poriferi
Poriferi
(Spugne)
Per la loro forma, generalmente irregolare e varia (crostosa, a cuscinetto, lobosa, arborescente, a coppa, a ventaglio…), la loro sessilità e l’assenza di movimenti visibili le spugne vennero considerate piante fino a metà del Settecento.
Solo più tardi ne venne riconosciuta la natura animale e nel 1835 venne coniato il termine di Poriferi (dal latino porus=foro e fero=porto, quindi portatori di fori).
Sono organismi molto semplici, non mostrano movimenti percepibili all’occhio umano quando le si toccano, tuttavia si possono osservare delle contrazioni in presenza di stimoli negativi (sostanze tossiche, eccessi di temperatura); non hanno tentacoli o pinze per prendere il cibo.
Studi più accurati hanno dimostrato che le spugne sono animali attivi.
Si nutrono assorbendo acqua da numerose piccole aperture (pori inalanti) posti sulla parete esterna del corpo; l’acqua viene convogliata e filtrata da cellule specializzate, quindi viene espulsa da aperture di maggiori dimensioni (pori esalanti) che si aprono nella cavità interna e infine fuoriesce dalla spugna attraverso l’osculo (apertura superiore).
Così vengono filtrate e mangiate le particelle alimentari; una spugna deve filtrare circa una tonnellata di
acqua prima di aumentare il proprio peso di alcuni grammi.
Questo sistema di canali serve anche per l’ossigenzione dei tessuti e l’escrezione.
Le spugne sono prive di scheletro; il corpo è, infatti, sostenuto da piccole strutture (spicole) calcaree o silicee o formate da spongina (un materiale organico elastico). Le spicole possono avere forme diverse e possono anche sporgere dalla superficie esterna della spugna.
Le spugne ospitano una gran quantità di altri organismi, non solo sulla superficie esterna, ma perfino nelle cavità interne (piccoli gamberi, paguri… ). Tipico esempio è costituito dalla spugna Suberites domuncula che si sviluppa nella conchiglia di un gasteropode abitato da un paguro (Paguristes eremita) e l’avvolge, corrodendola pian piano e lasciando libera soltanto l’apertura da cui fuoriesce il paguro.
Alcune spugne ospitano alghe simbionti: oltre a contribuire alla loro colorazione sono importanti anche per l’accrescimento.
by Federica (scuba)